giovedì 20 febbraio 2014

Bentornata Prima Repubblica

Non è la prima volta negli ultimi vent'anni che si insedia al potere un governo non eletto. Assolutamente no. Letta non era mica stato eletto, così come Monti. Anzi, se proprio vogliamo essere precisi, nella nostra Repubblica non si è mai insediato un governo eletto dal popolo. Perché il popolo non elegge il governo, elegge il parlamento. Il parlamento poi vota la fiducia al governo. Un governo il cui primo ministro è stato incaricato dal Presidente della Repubblica. Un po' complicato, in effetti. Ecco perché la vox populi tuona quando sale a Palazzo Chigi qualcuno non candidato alle elezioni, qualcuno che non ha fatto campagna elettorale, che non c'era il suo nome scritto sulla scheda elettorale. Il popolo pretende di decidere qualcosa che al momento attuale,secondo la nostra architettura costituzionale, non può decidere. Ovvero il capo del governo. Per questo ci vuole una riforma istituzionale. Che sicuramente andrebbe fatta, ma ciò non giustifica il dichiarare illegittimo, o più semplicemente ripudiare un metodo di formazione del governo previsto dalla nostra Costituzione, in vigore da più di sessant'anni.

Ci siamo illusi nel '92-'93 di aver superato la prima repubblica e di aver dato vita ad un nuovo inizio, la seconda repubblica, un posto dove il popolo elegge il capo del governo, basta con la vecchia classe politica e le riforme finalmente si faranno. Tutto ciò però non è avvenuto. La forma di governo presidenziale non ce l'abbiamo, le riforme non sono state fatte e in parlamento c'è gente che era presente già vent'anni fa e più. Prima e seconda repubblica sono solo un continuum dove prima il popolo sapeva di votare i partiti e di dover stare a guardare i loro giochetti senza avere nessuna possibilità di intervenire, e dopo il popolo vota di nuovo i partiti convinto che la sua scelta possa influire un po' più di prima, ma deve ancora una volta stare a guardare i giochetti senza nessuna possibilità di intervenire. Inoltre con la riforma elettorale del 2005, il "porcellum", la situazione è addirittura peggiorata, tanto che i parlamentari non vengono scelti dal popolo ma dalle segreterie dei partiti.

In realtà qualcosa è cambiato dalla prima alla seconda repubblica. Prima di tutto il sistema elettorale, che nel '93, con la Legge Mattarella, passa da un sistema proporzionale puro ad uno misto al 75% maggioritario. Non si tratta di una modifica epocale, ma qualcosa ha contribuito a cambiare, soprattutto la tendenza a formare alleanze tra i partiti, le coalizioni. Non si è capito molto bene quale fosse stato il vantaggio di queste coalizioni visto che i partitini continuavano felicemente la loro esistenza e anzi riuscivano a contare anche qualcosa in più. Poi, come se non bastasse è arrivato il porcellum nel 2005 il quale ha trasformato il nostro sistema elettorale in qualcosa che nessuno sa bene come definire tanto che "porcata" è stata la migliore descrizione trovata.

Un'altra cosa che poi è cambiata dalla prima alla seconda repubblica è il modo di pervenire alla scelta del Presidente del Consiglio. Con la seconda repubblica sono nati innanzitutto i governi "tecnici", in un certo senso responsabili di "aggiustare i conti", prima per riuscire ad entrare nell'Unione Monetaria Europea (con Ciampi e Dini) e poi per cercare di non uscirne (con Monti). Per la prima volta venivano incaricati Presidenti del Consiglio non parlamentari, e quindi non eletti dal popolo. Inoltre, mentre in precedenza il nome da mandare a Palazzo Chigi veniva scelto dai partiti e sottoposto al Presidente della Repubblica che doveva solo formalmente incaricarlo, nella seconda repubblica la carica più alta dello Stato ha visto aumentare il suo potere decidendo in primo luogo il nome del Capo del governo. Ciò è avvenuto con Monti, la cui precedente designazione a senatore a vita faceva intravedere chiaramente le intenzioni di Napolitano, ed è avvenuto anche con Letta, scelto per la trasversalità degli apprezzamenti nei suoi confronti. Con la crisi dei partiti, la loro debolezza, la loro litigiosità, abbiamo potuto dunque vedere che il ruolo del Presidente della Repubblica è aumentato, peculiare caratteristica del nostro ordinamento (vedi post precedente per approfondimento).

Ma ora veniamo a Renzi. Renzi non è un "tecnico", e non è nemmeno incaricato di portare avanti un governo di "larghe Intese", di "transizione" o di "emergenza". Renzi sarà a capo di un governo politico, nominato da Napolitano, votato dal parlamento, ma non eletto dal popolo. Nemmeno il suo partito, il PD, ha ottenuto consensi schiaccianti nelle ultime elezioni. Infatti, è stato il primo partito solo al Senato, ma non alla Camera, superato dal Movimento 5 Stelle. E tuttora i sondaggi, è vero che lo premiano come prima forza politica, ma a livello di coalizione, il centrosinistra, non è certo ce la possa fare se si dovessero tenere elezioni a breve. Ma questa eventualità sembra essersi definitivamente allontanata. A questo punto la risposta alla domanda che molti si stanno ponendo, e cioè perché Renzi ha deciso di accettare l'incarico di formare il governo senza passare delle elezioni sembra essere chiara. Nonostante lo stesso Renzi abbia già in precedenza dichiarato di diventare Presidente del Consiglio solo a seguito di elezioni che lo vedevano vincitore, il sindaco toscano è un personaggio molto pragmatico e realista. Sa infatti di non avere la certezza di vincere a delle probabili elezioni. Sa, invece, di contare su un appoggio abbastanza ampio in parlamento, che gli permetterebbe di realizzare le riforme che egli ha in mente. Se strategicamente questa sia la scelta giusta non è possibile ancora saperlo. La maggioranza che lo sosterrà potrà essere pure ampia, ma non solida, non di certo omogenea. Tutto dipenderà dall'esito dei suoi intenti: se riuscirà a realizzare le riforme, se lo spread scenderà ancora, se l'economia, anche con una certa dose di fortuna, ripartirà. E chissà se dalla prima o seconda repubblica che sia riusciremo finalmente ad approdare ad una repubblica normale.


sabato 15 febbraio 2014

Impicciamoci dell'impeachement

Cos'è l'impeachment? Perchè se ne parla così tanto? Perché una parola in lingua inglese per indicare qualcosa inerente al nostro ordinamento? Ecco forse è meglio partire da questa ultima domanda.
Ormai è noto l'uso massiccio di vocaboli di lingua inglese nella nostra lingua soprattutto per indicare argomenti e concetti di difficile traduzione, o più immediatamente comprensibili in lingua straniera. Ed ecco ad esempio le parole budget, standard, il concetto di spoil system, per non parlare di tutti i termini per l'informatica come wireless, password, account, download e chi più ne ha più ne metta. Ma questo non è il caso della parola impeachment, che letteralmente significa imputazione, ma che richiama un altro concetto che è quello dell'impeachment negli Stati Uniti, o in generale del mondo anglosassone, un istituto mediante il quale un ufficiale pubblico viene accusato della commissione di atti contrari all'esercizio delle sue funzioni, venendo così rinviato a giudizio.

In Italia si parla di impeachment solo nei confronti del Presidente della Repubblica, riferendosi ad un istituto specifico del nostro ordinamento che è la messa in stato di accusa del Presidente prevista dall'articolo 90 della Costituzione. Articolo che prevede due sole condizioni per l'avvio di questa procedura (la quale è alquanto lunga e complessa): alto tradimento e attentato alla costituzione. Perciò, più che altro per una questione di correttezza giuridica, parlare di impeachment in Italia risulta essere piuttosto inappropriato, più o meno come parlare di premier per indicare il Presidente del Consiglio dei Ministri. Fatta questa precisazione, perché il Presidente della Repubblica è attualmente nell'occhio del ciclone e soggetto all'avvio di una procedura di messa in stato di accusa?

Il polverone è stato sollevato, come prevedibile, dal Movimento 5 Stelle che già da tempo gridava a gran voce l'impeachment, prima ancora di questo piccolo scandalo scoppiato negli ultimi giorni che riguarda l'atteggiamento proprio del Presidente nella torrida estate del 2011 quando il nostro spread viaggiava nella stratosfera. Gli attacchi di Beppe Grillo, in realtà, sono molto più datati e risalgono fin da quando il Movimento del comico non era che una forza politica appena nata. Infatti Napolitano era il "Morfeo" che dormiva al Quirinale e si svegliava solo per firmare leggi vergogna come quella del Lodo Alfano. L'idea vera e propria di impeachment è nata poi quando il Movimento è entrato in Parlamento ed infatti la proposta è partita, come di consueto, dal blog di Grillo in un post dello scorso ottobre a firma di Paolo Becchi, ideologo del movimento a più riprese scaricato e riabilitato dal comico, invece padrone del Movimento. In quell'intervento, nel quale si citava Umberto Eco, veniva sottolineata la natura politica dell'azione di messa in stato di accusa del Presidente con la quale il Parlamento "deve rileggere la Costituzione ad alta voce e di fronte al Paese". L'accusa principale riguardava il fatto che il Presidente esercitasse in modo non neutro le sue prerogative costituzionali.

È comprensibile come il Movimento 5 stella possa avercela con la figura del Presidente della Repubblica. Trattasi di una carica notoriamente poco democratica in quanto non viene eletto direttamente dai cittadini ma dal Parlamento tramite accordi tra i partiti. Tuttalpiù da quando Napolitano è stato eletto per la seconda volta, questa irruenza nei confronti del Presidente è naturalmente aumentata. Non era mai capitato prima che un Presidente che è già stato al Quirinale per sette anni, venga riconfermato per (teoricamente) un altro mandato. Considerata la durata media dei governi in Italia, quattordici anni al potere una persona sola possono corrispondere ad una anomalia per quanto siamo abituati. Ma questo non avverrà perché Napolitano è troppo vecchio e stanco ed ha accettato un nuovo mandato solo perché emergenziale.
A questo punto ci sarebbe da chiarire il ruolo che in generale il Presidente della Repubblica esercita nel nostro ordinamento. Abbiamo visto nell'ultimo periodo un estremo dilatarsi dei suoi poteri: da mero organo di garanzia costituzionale a organo governante. Questa possibilità corrisponde alla caratteristica a "fisarmonica" del potere del Presidente: si espande quando i partiti e il Parlamento non riescono a dare stabilità al sistema politico; si contrae quando i partiti e i governi sono sufficientemente forti per assicurare questa stabilità.

Perciò risulta essere inutile parlare di non rispetto della neutralità del suo potere, come dice Grillo: il potere è neutro solo se non è necessario intervenire per "salvare" l'Italia, ma non può esserlo se i partiti si ritrovano in seria difficoltà (di autorevolezza esterna e di coesione interna) e anzi essi stessi hanno permesso al Presidente di agire, di formare cioè un governo tecnico prima (quello di Monti) e un governo "del presidente" (quello di Letta) poi, e gli stessi partiti hanno inoltre supplicato Napolitano di rimanere Presidente ancora un altro po'.
L'accusa di complotto ordito da Napolitano nell'estate 2011 contro l'allora governo in carica di Berlusconi è solo una fantasiosa illazione, perché il Presidente, se aveva già contattato il professor Monti, in quel momento ha agito responsabilmente secondo delle sue prerogative, vista l'enorme difficoltà del governo in carica e la possibilità di una caduta di questo da un momento all'altro. D'altronde, lo stesso Beppe Grillo dal suo blog, in un post del 30 luglio, invocava nei confronti del Presidente la nomina di un nuovo governo per uscire dal pantano della crisi economica.

In conclusione, la richiesta del Movimento 5 Stelle di messa in stato di accusa del Presidente è stata archiviata fin da subito per infondatezza, e questo anche i grillini se lo aspettavano. La campagna politica, invece, che stanno conducendo contro la più alta carica dello Stato sembra non accennarsi al termine. Da una parte rientra nella classica azione di protesta contro tutto tutti che conduce il Movimento: Napolitano è parte di un sistema politico marcio, da eradicare. Dall'altra, la contestazione avviene contro la natura stessa della carica di Presidente Presidente della Repubblica, che un populismo esagerato come quello dei 5 Stelle
non può considerare con simpatia.

martedì 11 febbraio 2014

lantipanico: istruzioni per l'uso

Salve,
questo è l'ennesimo blog, sulle ennesime notizie degli ennesimi problemi dell'Italia, dell'Italia nel mondo, e del mondo nell'Italia. Qui troverete commenti personali (ennesimi) basati su spunti e opinioni (devo ripetere un'altra volta ennesime?) sicuramente migliori e più valide delle mie. Solo una cosa, forse, è un po' diversa da tutto il resto. Qui si cercherà di affrontare ogni argomento senza tabù, sfatando i miti, smantellando le montature, profanando le sacralità.Ciò, sia chiaro, non avverrà in maniera cinica e barbara. Si agirà sempre sulla base di chiari ragionamenti, tentando di guardare le cose da una diversa prospettiva, che non sia a tutti i costi quella dominante, o meglio, mainstream (come si dice oggi). Si tenterà, insomma, di sviluppare osservazioni quanto più esterne e distaccate possibile, al fine di evitare alcuni dei peggiori mali  del racconto delle vicende italiane: il coinvolgimento, la compromissione, il tifo.

L'informazione all'italiana, e soprattutto quella televisiva, per non parlare di alcuni effetti indesiderati di quella via web, presenta delle storture. In primo luogo, i fatti molto spesso, o forse molto più che i fatti, i contesti, non vengono spiegati. Specie nella televisione, le informazioni sono veloci e frammentarie, senza delle vere ricostruzioni, senza delle indagini. Nemmeno mi addentro a parlare dell'imparzialità o meno dell'informazione, basterebbe davvero solo una genuina ricomposizione dell'avvenuto per assistere ad un notevole salto di qualità. Conseguentemente a ciò, l'illustrazione dell'avvenuto non può pervenire a delle soluzioni perché non ne ha i mezzi, e se lo fa, questa risulta essere la più semplice, la più immediata, e molto spesso la più sbagliata.

A questa carenza si aggiunge un vizio: come ho già accennato, questo riguarda l'estremo coinvolgimento, le preventive prese di posizione, la troppa passione che, per carità, in giuste dosi può anzi fare bene. L'informazione si fa molto spesso culto di una religione, rispetto di un dogma, atto di fede. Non posso pensarla diversamente da ciò che avevo già deciso di pensare. Nessuna obiezione. In questo modo il racconto della realtà diventa finto, inutile. E così mi scontro con chi ha deciso di pensarla diversamente da me senza però riuscire a raggiungere una soluzione, senza districare la matassa. D'altronde, siamo il popolo del gioco del calcio, dove la squadra per cui teniamo è sempre la più forte, mentre tutte le altre fanno schifo. In realtà si può vivere diversamente anche il tifo per il calcio, ma in realtà noi proprio non ci riusciamo.

Infine, un altro problema, ma sicuramente non l'ultimo dell'informazione in Italia, è una certa enfasi su questioni riconosciute importanti ma che in realtà non lo sono. Molto spesso ci si concentra troppo su un determinato aspetto di un problema lasciandosene sfuggire altri di ben più grande importanza. Questo può essere fatto per negligenza, ma anche per dolo. Si creano dei miti intorno ai quali ragionarci non è attività possibile: ed è così che l'euro ci ha rovinati, che gli immigrati portano solo danni, che mandiamo affanculo tutti i politici.

Per concludere, in questo blog troverete un piuttosto ambizioso ("velleitario") tentativo di svincolarsi ("uscita di sicurezza") dalla banalità e dall'enfatizzazione di chiacchieratissimi problemi ("psicodrammi") dell'intero nostro Paese, ma anche del mondo tutto ("collettivi").
Spero apprezziate il tentativo.