È singolare tutto il can-can mediatico scoppiato intorno
all'epilogo della vicenda della Costa Concordia, del suo mesto ritorno in
porto, della celebrazione delle esequie di un ex gigante del mare, in
attesa che questo enorme cadavere metallico venga definitivamente smembrato e rottamato, come per porre fine ad un lungo
incubo.
La notizia è stata negli ultimi giorni in prima pagina su
tutti i giornali ed in primo piano in tutti i notiziari televisivi. Notizia
magari di rilievo, da commentare, ma sicuramente non di pari importanza che ne
so, ad una sanguinosa guerra in Palestina, o ad una altrettanto grave e
preoccupante situazione in Ucraina. E invece giorno dopo giorno, per tutta la
durata del suo lento cammino la
Concordia era lì placida, che
solcava i nostri teleschermi mentre la voce del giornalista (a volte fuoricampo
e a volte in primo piano davanti all'azzurro mar Tirreno) raccontava ammirata
dei dettagli tecnico-ingegneristici dell'operazione, con immancabile il
servizio che ripercorre tutta la vicenda fin dall'inizio ("vada a bordo,
cazzo!").
Ora, è innegabile che l'operazione, terminata con
successo e realizzata da un consorzio italo-americano , sia stata un impresa unica e grandiosa nella storia del
recupero di relitti fin dal parbuckling, il raddrizzamento della nave, ma tutto
ciò non spiega l'eccessivo
clamore, la suspence e le vittoriose celebrazioni finali.
L'arrivo della Concordia a Genova, una notizia che avrebbe dovuto al massimo conquistare
le prime pagine dei giornali locali liguri, ha invece catalizzato l'attenzione
di tutti i media italiani in tutta la durata dell'evento. Ma questo solo in Italia, e
non altrove. Se il parbuckling aveva giustamente suscitato attenzione nei media stranieri, poco è stato invece l'interesse dimostrato da questi
per il suo ultimo viaggio verso Genova.
Il "Guardian" on-line ha però dedicato un interessante articolo alla vicenda nel quale rimarca la consistente e
"jubilant" copertura dell'evento data dai media italiani, come se il
successo dell'operazione dovesse dare un
prezioso incoraggiamento ad
un Paese che, ahinoi, si trova proprio nelle condizioni della Concordia, ma
forse ancora adagiato su un fianco. In effetti, durante la rotazione della nave
lo scorso gennaio, in molti hanno paragonato il raddrizzamento del relitto al
raddrizzamento dell'Italia. Che fantasia.
Ma non è così che si salva un Paese. Non stando a
guardare. Non con inutili maestose celebrazioni. Se l'euforia di una buona
notizia serve a farci dimenticare le questioni davvero importanti che deve
affrontare il nostro Paese, la necessità di riforme, la lotta agli sprechi e
all'evasione fiscale, questa Italia non solo è ancora lontana dall'imboccare la
strada per un porto sicuro, ma è nel
bel mezzo del naufragio.